La Lega e i 4 punti «Giusto provare Ma non sono ottimista»
La preoccupazione Il leader leghista: le cose che ha fatto Fini non lasciano tranquilli né noi né Berlusconi
CASTELLARANO (Reggio Emilia) - «I quattro punti del programma? Non lo so, possono essere un tentativo in extremis... ma io sono poco ottimista». Umberto Bossi arriva in Emilia, nuova terra promessa del leghismo, e leva il pugno come negli anni d' oro. Ma, appunto, sulle sorti del governo, i pensieri non sono rosei. «Se cade, inevitabilmente si va al voto con grande rottura da parte degli italiani. Novembre o marzo? Non lo so, si possono fare anche a novembre».
Le quattro riforme che Silvio Berlusconi ha messo in cantiere per l' autunno, su cui porre la fiducia, per il leader padano sono importanti. Eppure, il contesto è quello che è. E Bossi non vuole far finta di nulla: «Ciò che Gianfranco Fini ha detto e ha fatto, di certo non lascia tranquillo Silvio Berlusconi». Si ferma un attimo e aggiunge: «E neanche noi». Il fatto è, secondo Bossi, che «Fini vorrebbe tenere il piede in due o tre scarpe. Ma in politica è molto difficile... ». Soprattutto, il leader leghista non ritiene che Berlusconi sia disponibile a farsi rosolare dal parlamento: «Se tutte le volte che Berlusconi va in aula, fosse costretto a chiedere i voti, la strada diventa stretta davvero». Poi, però, una nuova considerazione sembra attraversare il cervello del capo leghista: «Bisogna dire che sia la sinistra che Fini sanno bene che non pigliano i voti. E quindi, in realtà non gli interessa andare alle elezioni». Insomma: «Sarà la realtà che farà ragionare Fini e la sinistra».
E tra l' altro, aggiunge, «alla gente romperebbe parecchio le scatole il tornare a votare. Perché tutti sanno perfettamente che alla fine non cambierebbe nulla. Che cosa potrebbe cambiare? Che noi e Berlusconi prendiamo di nuovo un sacco di voti». Poi, Bossi torna all' altro tormentone degli ultimi giorni: la possibilità di un governo di transizione. «Un governo tecnico? Sarebbe impopolare. Peggio, sarebbe il popolo che viene espropriato del diritto democratico del voto. A quel punto sì, che la gente chiederebbe di votare. A quel punto le persone scenderebbero in piazza per chiederlo...».
Ciò che invece a Bossi sembra piacere pochissimo è il piano straordinario per il sud da 80 miliardi di euro, che starebbero preparando i ministri Tremonti e Fitto: «Non credo, detta così non mi piace. L' unico piano vero per il sud è il federalismo». Anche perché «si è visto cosa sono serviti fino ad oggi tutti i soldi che sono stati mandati al sud...».
Ma per Bossi, in ogni caso, quello di ieri sera è stato un tonificante bagno di folla. In una location per lui insolita come un golf club, il San Valentino di Castellarano, il capo leghista ha potuto misurare concretamente la crescita del suo movimento in Emilia: ad agosto inoltrato, lontano dalle direttrici turistiche, centinaia di persone hanno affollato la Country house per ascoltare la sue parole, e inneggiato anche al figlio Renzo che lo accompagnava. Il segretario della Lega emiliana, Angelo Alessandri, gli ha regalato un librone su Raimondo da Montecuccoli, condottiero modenese che difese Vienna dagli ottomani prima del più noto Marco d' Aviano.
Materiale utile per Paolo Tomassone, che insieme a due colleghi sta realizzando un documentario sulla crescita padana nella roccaforte rossa. Il titolo è significativo: "Occupiamo l' Emilia". L' autore allarga le braccia: "Non volevamo farne qualcosa di agiografico. Pero, il clima è quello... ".
Marco Cremonesi
(Fonte: Corriere della Sera dell'8 agosto 2010)
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