Su Panorama Cult, un articolo di Stefania Berbenni sui "documentari narrativo": "così si chiamano questi film che non sono film né reportage, diventati di gran moda. Ma forse il termine è inappropriato".
"Diciamo che la realtà, uscita dalla porta del cinema, è rientrata dalla finestra grazie a questo genere di racconto per immagini sulla cui definizione si accapigliano gli addetti ai lavori: docufilm, documentario narrativo?"
«È l’antireportage, non è un racconto giornalistico né un film fatto con pochi soldi. Il documentario narrativo ha una scrittura, una sceneggiatura e, soprattutto, uno sguardo. Sceglie il modo in cui raccontare».
Parola di Giovanna Taviani, anima del Salina Docfest, l’unica rassegna specializzata in questo genere, regista e frequentatrice del genere (alla Mostra di Venezia ha presentato il suo Fughe e approdi)."
Tra i lavori citati nell'articolo, anche "Occupiamo l'Emilia". Tre righe, ma dense: "Tre giornalisti (Paolo Tomassone, Stefano Aurighi e Davide Lombardi) hanno battuto per tre mesi l’Emilia-Romagna per capire come abbia fatto la Lega a conquistare il cuore degli ex comunisti. Risultato: Occupiamo l’Emilia, documentario molto istruttivo sulla politica italiana".
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